mercoledì, marzo 04, 2009

Milazzo, meno turismo e più commercio

da Gazzetta del Sud

MILAZZO - L'allarme non è del tutto rientrato e nonostante le rassicurazioni è concreto il rischio che Milazzo, area di pertinenza dell'Autorità portuale di Messina possa finire nella competenza dell'Autorità portuale di Palermo che nell'ambito della riorganizzazione dei porti italiani, assumerebbe la titolarità anche di quella di Messina. Insomma una nuova sudditanza, nonostante il porto di Milazzo rappresenti sicuramente una delle realtà più importanti non solo della nostra regione, ma del meridione d'Italia. E in tutto questo che c'entra la città del Capo. C'entra, eccome! Tale decisione, infatti se troverà attuazione, rischia di trasformare in certezza quello che per adesso è solo un timore: il bacino mamertino al servizio del commercio e non del turismo.
Altro che navi da crociera! Quanto avvenuto col "porto hub" del resto è stato un segnale più che eloquente. Del resto le indicazioni che emergono nella proposta di Piano regolatore del porto, che si continua a non discutere né in consiglio comunale, né in altra sede, sono chiare: il futuro dello scalo di Milazzo è quello di infrastruttura polifunzionale che dovrà assolvere a un'insieme di servizi, secondo una filosofia che prevede mano a mano che dall'interno del porto (molo Marullo) ci si sposta verso l'esterno, la previsione crescente dei mezzi da collocare.
Un'analisi che in precedenti servizi abbiamo evidenziato percorrendo – in un viaggio virtuale – tutta l'area interessata dall'attuale porto turistico al molo Marullo per proseguire con gli aliscafi, i traghetti e quindi nella zona della vecchia stazione lo scalo commerciale e mercantile con le navi ro-rò.
Ciò fino ad Acqueviole dove pure potrebbe realizzarsi una piccola cantieristica. È chiaro che una ipotesi del genere sulla carta non trova ostacoli, ma qualche preoccupazione emerge quando – nella stessa relazione – si sottolinea la necessità di completare la viabilità di accesso al porto, «a partire dall'esistente asse viario».
E nella proposta di Prg, peraltro illustrata tempo addietro si evidenzia che la soluzione al problema viario «è perseguibile individuando un asse di penetrazione, da concordare con l'amministrazione comunale, nell'area di via Acqueviole, anche attraverso opportuni sottopassi che rendano indipendenti le viabilità portuali da quelle pubbliche». Null'altro. Poche righe che però potrebbero stravolgere molti equilibri. In realtà sarebbe opportuno non alterare la vocazione e la storia del porto di Milazzo. Il nostro non è, e non dovrà diventare uno scalo mercantile, bensì privilegiare quel ruolo di bacino in grado di supportare i collegamenti con le Eolie, ospitare natanti turistici, ed in parte, svolgere attività commerciale. Null'altro.
A questo punto, stando così le cose, sarebbe opportuno fare chiarezza. La posizione, più volte ufficializzata dall'Amministrazione e dal consiglio comunale di Milazzo è stata quella di respingere qualsiasi forma di assoggettamento del porto ad attività di tipo mercantile. Gli indirizzi tracciati dall'autorità portuale, autoporto compreso – è stato evidenziato – possono trovare accoglimento solo se rapportati alla zona industriale di Giammoro, così come peraltro previsto nella pianificazione regionale. In tal senso anche i collegamenti viari sono più diretti in quanto i mezzi, uscendo dallo svincolo autostradale possono proseguire attraverso la strada Asi sino a Giammoro.
Non si pensi ad altre ipotesi, a meno che la città non abbia già scelto un altro tipo di sviluppo che non guarda al turismo come priorità. Si faccia dunque chiarezza. Solo così si potrà contare anche sul sostegno della società civile qualora – come temiamo – si debba resistere alle pressioni che scaturiranno dalle future scelte che si andranno ad assumere per la città di Milazzo, divenuta ancora una volta oggetto di molteplici interessi.
Interessi che vanno chiariti da subito, onde evitare che si vada incontro a disastri.(re.mi.)

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